IL PROGETTO

Il Cammino degli Angeli era nato come progetto di un grande itinerario ad anello, unico nel suo genere, che da Roma tornasse a Roma, traversando tre regioni, e rappresentando, oltre che uno straordinario cammino di 500 km,  una “bretella” che collegasse tra loro tutti i principali cammini italiani, consentendo di passare dall’uno all’altro; l’intuizione, caduta nel disinteresse bypartisan delle amministrazioni interessate, doveva rivelarsi affascinante, ma eccessivamente ambiziosa.

Abbiamo quindi “ripiegato” sul rendere accessibile la “sola” Roma – Assisi, pensando che congiungere due dei tre più importanti luoghi santi della Cristianità fosse impresa sufficiente per un piccolo gruppo di appassionati privi di ogni finanziamento.

Abbiamo reso del tutto agibile in modo autonomo ai pellegrini la Assisi – Roma a partire dal 2008 con la pubblicazione del testo e delle cartografie e, da allora, un manipolo di “pellegrini doc” percorre annualmente il tracciato, che non è ancora segnato al piano di calpestio, cose che rende ardua la percorrenza a chi non abbia alcuna confidenza con cartine, descrizioni e gps. Ardua, ma non impossibile, anche perché un intenso lavoro sul territorio, e l’apporto continuo di informazioni dei pellegrini, ha consentito, nel tempo, l’identificazione di tante strutture di ospitalità.

Ci rendiamo conto che le stellette dell’Unione Europea o lo stellone di qualche Ministero avrebbero aiutato non poco chi, dall’inverno 2006 ad oggi ha dovuto portare avanti l’intero progetto con risorse proprie. Al tempo stesso, in un ventennio di lavoro sul territorio abbiamo visto naufragare la Grande Escursione Appenninica (GEA), l’E1 e il Sentiero Italia (SI). Erano progetti decisi a tavolino, sempre “altrove” – con le migliori intenzioni, certo – e i rovi nati sulle loro tracce non ci hanno poi sorpreso. Da ultimo, abbiamo anche visto i problemi che trovano molti Cammini e Vie ad affrancarsi dal nastro d’asfalto e a rintracciare le alternative su sentiero. Forse una squadra di geometri che scendono da una sport utility con in mano fasci di topografie per poi sparire non era il modo migliore di tracciarli: la gente di campagna o di montagna sopporta con pazienza la grandine, la canicola e la peste suina, ma non ama gli invasori. Così abbiamo preferito andare piano, lenti e dal basso. A chi piace l’inglese, stiamo lavorando bottom up. Per convinzione profonda prima che per mancanza di mezzi. Se poi verrà un aiuto insperato, lo accoglieremo a braccia aperte e lo sapremo usare al meglio, abituati come siamo a fare molto con poco.
Col tagliaboschi, col contadino, col cacciatore, ci incontriamo sul Cammino, e parliamo. Per gli altri, c’è questo sito, un posto senza segreti, dove vi facciamo sapere chi siamo e vi teniamo informati sugli obiettivi raggiunti, e su dove vogliamo andare. E’ un po’ di tempo che negli alimentari dove compriamo la pizza e i panini prima di partire ci riconoscono. E’ un buon segno. Altri seguiranno.